...
Da oriente l'ultimo
sprazzo di luce stava dileguandosi. Consumata una breve cena, stabilirono i
turni di guardia. Al lord toccò il primo, gli altri si infilarono sotto le
coperte con le armi pronte all'uso.
Sir Richard sedette
contro un tronco di palma; il fucile, palla in canna, appoggiato al fianco e il
pugnale tra le gambe. Guardava il cielo sopra la testa.
L'aria era tersa, quasi
chiara; si sollevava dalle sabbie come una grande nuvola; sull'oasi, però, il
cielo pesava come una cappa di piombo. Il contrasto tra l'iridescenza delle
sabbie e il buio dell'oasi era assai suggestivo: parevano paesaggi di due
pianeti diversi. Su tutto, però, pesava il silenzio. Un silenzio minaccioso che
neppure il verso di animali notturni riusciva a spezzare: nel deserto solo di
rado gli animali hanno voce!
Il giovane di tanto in
tanto si girava a guardare gli amici che riposavano, ma non li sentiva russare:
nessuno di loro dormiva. Le mani tese verso il fuoco, il lord proiettava la sua
ombra alle spalle. Completamente infagottato nel suo bianco mantello pareva un
fantasma.
Forte personalità,
coraggioso, camaleontico ed instancabile, sir Richard era un viaggiatore e
pensava come un viaggiatore: in momenti di solitudine come quello, si faceva
compagnia con tutti i fantasmi lasciati alle spalle. Figure belle o grottesche,
terribili o piacevoli, buffe o seriose… la testa ne era affollata e per
liberarsene non restava che lasciarli passare davanti. Uno ad uno. Per primo passò
Alì Buker, incontrato al mercato di Tangeri, bellissimo mulatto, bello quasi
quanto una ragazza. Svanì subito, però, per lasciar passare quel fantasma di …
No! Non aveva mai saputo il suo nome, solo che sarebbe rimasto per sempre nella
sua mente, tanto misterioso e particolare era il suo aspetto: avvolto in un
candido burnus, pallido come un morto, pareva davvero un fantasma… Passò subito
anche lui e venne avanti il volto bellissimo di Amina… Oh, di lei ricordava
benissimo il nome. Quando passava davanti al Club del Golf, in Giordania, posto
riservato a pochi privilegiati, attirava sguardi sbarrati e restituiva occhiate
sfavillanti… Un volto bellissimo, poiché lei, claustrata in quell’ampio
rettangolo di stoffa che ne mortificava la femminilità, altro non mostrava. Ma
era davvero bellissima… così bella da giustificare quasi l’abuso di quella
“prigione”, come egli lo chiamava: il velo.
“Il velo – asseriva la
gente di quelle terre – è una difesa contro i desideri illeciti degli uomini.”
Lui, naturalmente, non
approvava… poi anche quegli occhi neri e sfavillanti passarono.
Come tutti i viaggiatori,
anch’egli, lontano dai luoghi visitati, vedeva infiammarsi immaginazione e
fantasia: la lontananza accende i desideri.
Inaspettato, in quella
processione di facce e figure, s’inserì imperioso il volto di Zaira, la bella
figlia del saggio El-Kerim: il volto dai lineamenti delicati ma
dall’espressione ardita, il velluto
della
pelle, il nero intenso degli occhi e di colpo, un misterioso fulgore gli invase
l’animo.pee richiedere il libro
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