DUNE ROSSE

DUNE  ROSSE

DUNE ROSSE


Saga appassionante e coinvolgente composta da quattro volumi

DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
DUNE ROSSE - Fiamme sul Deserto
DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
DUNE ROSSE - L'Avvoltoio lasciò il nido (prossimamente)

venerdì 22 maggio 2015

TURNO di GUARDIA

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Da oriente l'ultimo sprazzo di luce stava dileguandosi. Consumata una breve cena, stabilirono i turni di guardia. Al lord toccò il primo, gli altri si infilarono sotto le coperte con le armi pronte all'uso.
Sir Richard sedette contro un tronco di palma; il fucile, palla in canna, appoggiato al fianco e il pugnale tra le gambe. Guardava il cielo sopra la testa.
L'aria era tersa, quasi chiara; si sollevava dalle sabbie come una grande nuvola; sull'oasi, però, il cielo pesava come una cappa di piombo. Il contrasto tra l'iridescenza delle sabbie e il buio dell'oasi era assai suggestivo: parevano paesaggi di due pianeti diversi. Su tutto, però, pesava il silenzio. Un silenzio minaccioso che neppure il verso di animali notturni riusciva a spezzare: nel deserto solo di rado gli animali hanno voce!
Il giovane di tanto in tanto si girava a guardare gli amici che riposavano, ma non li sentiva russare: nessuno di loro dormiva. Le mani tese verso il fuoco, il lord proiettava la sua ombra alle spalle. Completamente infagottato nel suo bianco mantello pareva un fantasma.
Forte personalità, coraggioso, camaleontico ed instancabile, sir Richard era un viaggiatore e pensava come un viaggiatore: in momenti di solitudine come quello, si faceva compagnia con tutti i fantasmi lasciati alle spalle. Figure belle o grottesche, terribili o piacevoli, buffe o seriose… la testa ne era affollata e per liberarsene non restava che lasciarli passare davanti. Uno ad uno. Per primo passò Alì Buker, incontrato al mercato di Tangeri, bellissimo mulatto, bello quasi quanto una ragazza. Svanì subito, però, per lasciar passare quel fantasma di … No! Non aveva mai saputo il suo nome, solo che sarebbe rimasto per sempre nella sua mente, tanto misterioso e particolare era il suo aspetto: avvolto in un candido burnus, pallido come un morto, pareva davvero un fantasma… Passò subito anche lui e venne avanti il volto bellissimo di Amina… Oh, di lei ricordava benissimo il nome. Quando passava davanti al Club del Golf, in Giordania, posto riservato a pochi privilegiati, attirava sguardi sbarrati e restituiva occhiate sfavillanti… Un volto bellissimo, poiché lei, claustrata in quell’ampio rettangolo di stoffa che ne mortificava la femminilità, altro non mostrava. Ma era davvero bellissima… così bella da giustificare quasi l’abuso di quella “prigione”, come egli lo chiamava: il velo.
“Il velo – asseriva la gente di quelle terre – è una difesa contro i desideri illeciti degli uomini.”
Lui, naturalmente, non approvava… poi anche quegli occhi neri e sfavillanti passarono.
Come tutti i viaggiatori, anch’egli, lontano dai luoghi visitati, vedeva infiammarsi immaginazione e fantasia: la lontananza accende i desideri.
Inaspettato, in quella processione di facce e figure, s’inserì imperioso il volto di Zaira, la bella figlia del saggio El-Kerim: il volto dai lineamenti delicati ma dall’espressione ardita, il velluto
della pelle, il nero intenso degli occhi e di colpo, un misterioso fulgore gli invase l’animo.

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