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Il
giorno della Sposa ebbe
inizio con le prime luci dell'alba. Le donne erano tutte con lei nel piano
terra della residenza che il lord inglese aveva stabilito per sé nel Fortino ad
est dell'oasi.
Non mancava nessuna e tutte con
gli abiti più belli e i gioielli più luccicanti e preziosi. Le più giovani
suonavano alud e tandir o danzavano, con grazia e un
pizzico di malizia.
Spiccava fra le altre la vivacità della piccola
Agar cui era stato affidato l’incarico di fare gli onori di casa all’ospite di
riguardo, la figlia del professor Schiariti, la bella e deliziosa Victoria.
Le due ragazze
avevano subito simpatizzato e Agar stava mostrando alla nuova amica un passo di
danza che le avevano appena insegnato
Sguardo tenero da
cerbiatta, fronte ampia e ben modellata su cui irrompeva una cascata di
riccioli castano-dorati, labbra morbide e piene, rosse come un fiore di
melograno, Victoria era davvero una splendida creatura. Amabile, gentile e
sorridente, era per Agar la compagna ideale e un’allieva diligente: stava
provando l’ultimo passo di danza quando apparve la sposa.
Letizia comparve avvolta in un ampio mantello
bianco e tutte le corsero incontro, la circondarono, l'abbracciarono, la
baciarono e poi tornarono ai loro posti a cantare, suonare, danzare e consumare
datteri e pasticcini, accompagnando la dolce abbuffata con succhi di frutta e
di melone che Alina continuava a portare in splendide caraffe d'argento
disposte su grossi vassoi. Avevano preso posto su cuscini, tappeti e stuoie ed
apparivano felici e soddisfatte.
Accanto alla sposa erano rimaste solamente in
tre e la liberarono subito del mantello poi la fecero sedere su uno sgabello,
non prima, però, di averla squadrata da capo a piedi ed aver espresso la loro
approvazione con gesti e commenti circa i chili in più che avrebbe dovuto
mettersi addosso per l'occasione nelle ultime settimane.
"Bene, Letizia!... Bene!" finì
per approvare una di loro, sciogliendole i lunghi capelli ed affidando il mantello
ad Agar e Victoria che lo tennro sulle braccia come fosse una reliquia.
In verità, l'ansia dell'attesa aveva reso
morbidamente flessuosa la delicata
figura della sposa senza, però, minacciarla di quella pinguedine che, evidentemente qualcuna di loro si
spettava.
Letizia si sottopose di buon grado a quel rito,
ma era la prima volta che qualcuno violava la sua intimità e il suo disagio era
tutto rannicchiato nello sguardo sfuggente, nel rossore che le copriva il volto
e nel tentativo di sottrarsi agli sguardi indulgenti e divertiti delle donne.
"Sei bellissima! - le dicevano - I tuoi
fianchi sono morbidi e tondi, le gambe sono slanciate e perfette e i
seni... oh, i seni sono generosi e di bella forma...”
“Faranno la gioia e la delizia del nostro sceicco..
ah.ah..." sorrideva affettuosa la vecchia Alina.
Letizia appariva assorta, immersa nei suoi
pensieri poi la lama del rasoio che scivolava leggera sul corpo unto d'olio
profumato, la distrasse da ogni segreta riflessione.
Dopo la depilazione seguì il massaggio, sempre
tra canti e suoni, infine la inondarono di profumi e la truccarono con l'henné; le furono laccate anche le
unghia di mani e piedi. Lei lasciava
fare, incuriosita da tutti quei segni che le coprivano le mani e di cui Alina
le spiegava il significato e i simboli.
Passarono ai capelli e tutte sembravano
abbagliate dal loro splendore, dal contatto serico e dal delicato profumo di
erica, come ebbe a dire la piccola
Agar.
"Ti sei messa in testa una miniera
d'oro." continuavano a ripeterle, sinceramente ammirate.
L’allegro brusio di risatine, gridolini ed
esclamazioni andava svolgendosi misto a quello ugualmente allegro del tintinnio
degli argenti delle brocche e dei vassoi:
bevevano e mangiavano e qualcuna fumava il narghilè, che diffondeva nell’aria un odore acre e tenue,
assieme a quello di tutti quei giovani
corpi profumati ed eccitati.
La mattinata, intanto, era praticamente giunta
alla fine e i vassoi erano quasi interamente svuotati e così il contenuto di
brocche e teiere.
La sposa era finalmente pronta.
Due donne spalancarono il portone d’ingresso del
fortino e la figura della sposa si stagliò nel vano.
Era bellissima e misteriosa.
L’abito bianco di candida organza, lungo e
vaporoso, stretta in vita da una cintura dorata, corpetto aderente e
tempestato di perle e preziosi, di chiaro stile vittoriano, era quello che il
lord aveva acquistato a Salvahah durante il viaggio di ritorno a Sahab. Sotto
l'ampio mantello senza maniche, la gonna era ampia ed impreziosita di splendidi
arabeschi e ricami in oro.
Il velo, trasparentissimo, era anch'esso
tempestato di preziosi; le copriva il capo, scendendo fin sulle spalle,
ma non riusciva a nascondere i bagliori degli splendidi capelli biondi
che la principessa Jasmine aveva fatto cospargere di polvere dorata. Solo gli
occhi, azzurro-cielo, lucidi e sapientemente truccati, erano scoperti: lo jasmac di trasparentissima mussola che
le copriva il volto, ne accresceva fascino e mistero.
Il velo, trasparentissimo, era anch'esso
tempestato di preziosi; le copriva il capo, scendendo fin sulle spalle,
ma non riusciva a nascondere i bagliori degli splendidi capelli biondi
che la principessa Jasmine aveva fatto cospargere di polvere dorata. Solo gli
occhi, azzurro-cielo, lucidi e sapientemente truccati, erano scoperti: lo jasmac di trasparentissima mussola che
le copriva il volto, ne accresceva fascino e mistero.
Un'ovazione accolse il suo apparire e
tutti le si fecero incontro. Fu sir Richard, però, il Tutore, a farsi
strada fra gli altri e raggiungerla
Reggeva le briglie di uno splendido cavallo di
razza araba: bianco e dal lucido pelo raso, criniera intrecciata con nodi e
passamanerie, preziosi finimenti ricchi e complessi. Una magnifica bestia.
Era il cavallo di Harith.
Letizia fu fatta montare in sella e il corteo si
mosse, preceduto da canti e suoni. La folla festante l'accompagnò durante
tutto il tragitto e finalmente la sposa raggiunse la casa dello sposo.