...
Proprio mentre l'acqua gli si ricongiungeva sopra la testa, il lord si
sorprese in qualche considerazione.
"Se l'uomo non avesse ubbidito alla Natura che lo vuole più rettile
che anfibio, - stava pensando, guardandosi intorno - ora io non sarei qui a sprofondare in questa immensità di
meraviglie nascoste. .. Chissà! Forse un giorno gli uomini potranno davvero
muoversi nel mare come sulla terra nei modi fantastici raccontati da quel
francese... Per tutte le balene! Come si chiama?... Ah, sì! Verne...Si chiama
Verne.."
Si girò in direzione del compagno che nuotava accanto a lui e con una mano gli indicava qualcosa.
Alzò il capo: una nuvola d'argento e fosforescente oscurava la luce che
filtrava debole. Era un branco di minuscole meduse con ombrella semisferica:
condido ventre per sfuggire ai predatori dall'alto e dorso scuro per sfuggire a
quelli dal basso. Era tempo di migrazione.
Cinque o sei metri.
Davanti a lui, Akim guizzava come un pesce.
Era sorprendente quel ragazzo, pensava: acqua e sabbia parevano essegli
congeniali in egual misura.
Otto. Nove. Dieci metri.
"Quante similitudini nell'esistenza dell'uomo - si sorprese ancora
a riflettere - L'amico Ashraf manovra il suo sambuq come l'amico Harith spinge il suo cammello...
Mare e deserto! E il mal di mare?... Gli uomini di Rashid stanno ritti sulle
barche senza accusare malesseri di sorta...
proprio come su un cammello.... Affidate la carovana ad un carovaniere e
questi la guiderà orientandosi con il
sole, come il capitano di questo sambuq fa con le stelle..."
Intorno a lui, intanto, la natura esplodeva inimmaginabile. Era la
scogliera corallina. Una catena di scogli che si sporgeva dal fondo per
emergere come guglie di cattedrali o
restare nascosta a pelo d'acqua.
Quindici metri.
Per Akim era un'autentica
scoperta; con lo sguardo incredulo di chi, però, conosce il miraggio, il
ragazzo tendeva il braccio verso tutto ciò che lo sfiorava. Accanto a
lui e con lui, tra le punte più alte dei lunghissimi bracci di corallo
rosso, nuotava un'infinità di specie di pesci di colore e pinna diversa; più giù, a strapiombo sotto di loro, la
roccia s'inabissava per decine di metri, custode gelosa di altri ricchi tesori.
Vide Ashraf puntare deciso verso un grosso ramo di corallo dal colore
giallastro: qualcosa doveva aver attirato la
sua attenzione.
Akim si attardò un attimo, incantato da una spinosa stella marina che
stava compiendo la sua opera distruttrice sulla struttura fine, delicata e
vagamente liberty-rococò di una stupenda madrepora azzurra, poi entrambi
raggiunsero Ashraf, seguiti dal guizzo dei pesci che rosicchiavano intorno alla
roccia.
Ashraf aveva staccato qualcosa dal ramo di corallo, contendendolo ad un
grosso pesce: era una catena d'oro.
I due gli si accostarono.
Akim sfiorò un ramo del corallo e si stupì non sentendosi pungere. Al
contrario, lo trovò piuttosto morbido. Vinse la tentazione di coglierne un
ramo. Sir Richard, invece, non ci riuscì e con uno strappo energico ne portò
via un ramoscello poi, muovendosi senza peso ed a ridosso di quella
roccia, si accostò ad Ashraf che gli
tese la catena indicando la superficie sopra le loro teste.
Risalirono, nell'assoluto silenzio di quella giungla d’inimitabile
fantasia, rossa e gialla ed a tratti interrotta dall'azzurro della madrepora.
Provando quella serenità mista ad ebrezza che la natura inviolata è capace di
donare all'uomo, i tre cominciarono la risalita.
Man mano che procedevano, i colori si accendevano: rosso, arancio e giallo sempre più
smaglianti, blu e verde, sempre più pallidi.
Il primo a riemergere fu Ashraf, guidato dalla chiglia, sia pur
confusa, del sambuq poi riemersero anche le teste di Akim e sir Richard; le
altre due barche erano già al posto convenuto.
( continua)
brano tratto da DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
di Maria PACE
da richiedere con dedica personalizzata direttamente a mariapace2010@gmail.com
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