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Pochi metri dalla superficie e l'onda si delineò chiara,
sopra la testa; poche bracciate e i due riemersero scuotendosi l'acqua di
dosso.
Il primo a salire sulla barca fu Ashraf che tese subito le
mani verso di lui, ancora in acqua.
Sir Richard sollevò il capo. Vide Asada, ritta in piedi al
fianco del ragazzo; fece l'atto di porgerle la parola, ma l'espressione
terrorizzata dipinta sul volto della donna lo fermò, costringendolo a dirottare
lo sguardo nella direzione in cui era puntato quello di lei: nord-est
dell'isola corallina, verso cui un banco di nebbia stava correndo veloce.
"Per tutte le balene dell'Oceano! -
proruppe aguzzando la vista - Per tutte le balene dell'Oceano! - ripeté - Ma...
ma che cos'è quella... quella..."
Un'enorme vela nera era apparsa come d'incanto in
mezzo al banco di nebbia e subito dopo anche il pennone cui era legata e infine
l'intero albero maestro di una nave.
Una candida figura spiccava, legata ai piedi del pennone su cui
svolazzava una bandiera nera issata a lutto. A mezz'asta.
Sotto il suo sguardo stupefatto dell’inglese, il banco di
nebbia andò spostandosi sulla destra mettendo a nudo la sagoma di un
veliero cupo e tenebroso, completamente dipinto di nero.
"Il Veliero Fantasma! - andava ripetendo,
la donna, terrorizzata - E' la terza volta che appare in questi ultimi giorni.
La nebbia lo protegge e lo nasconde…. La nebbia lo protegge e lo nasconde.”
"Ma che cos'è?... Che cos'é quella sinistra
apparizione?" domandò sempre più stupefatto il lord.
"Il Veliero Fantasma! Che Allah ci protegga! - anche
Ashraf, lo sguardo incollato sulla cupa apparizione, mostrava segni di
nervosismo - Ai remi! Fuggiamo. Fuggiamo via da qui. Presto!" sollecitava.
"Un momento! - il lord fissava come ipnotizzato la
sinistra apparizione; da buon scozzese non dava del tutto scredito al
fantastico e quel veliero tutto nero, fantastico lo era per davvero -
Lasciatemi dare un'occhiata più da vicino a quel.... qualunque cosa
sia!"
"E' il Veliero Fantasma! - proruppe per la terza volta
la donna - Porta sfortuna a tutti quelli che si mettono sulla sua rotta."
"La sua rotta? - replicò il lord - Quella grossa barca
nera come la pece sembra andare alla deriva… senza guida e alla mercé delle
correnti."
"No! No! - la donna appariva davvero terrorizzata e
continuava a toccarsi la fronte e il petto con segni di scongiuro - I fantasmi
spingono quelle vele."
"C'è una figura legata all'albero maestro... una
figura di donna, mi pare. - il lord mise a fuoco lo sguardo - Per
Giove! A me pare di ravvisare qualcosa di familiare in quella figura... Presto!
Avviciniamoci. Presto.!
"Avvicinarci? - fece eco Ashraf con aria stralunata -
Ma che cosa dici, sahib? Quella nave
è governata dai fantasmi dei marinai che l'hanno guidata un tempo per questi
mari.... Dicono che fossero pirati... ancor più pericolosi da spiriti che da
vivi.... Nessuno di quelli che hanno avuto l'ardire di avvicinarsi troppo o la
disgrazia di mettersi sulla sua rotta è riuscito più ad allontanarsi
da..."
"Pirati o fantasmi, - il lord pose fine alle
farneticanti parole del ragazzo - se c'é un mistero, voglio vederlo da
vicino." scandì con accento che non ammetteva repliche e dette di piglio
ai remi, puntando deciso in direzione della lugubre apparizione; i due lo
lasciarono fare, muti dal terrore.
Si portarono a poche decine di metri dal veliero.
Da vicino era ancora più cupo e spettrale. Ancora più
misterioso che a prima vista. Pareva essere uscito da un tremenda tempesta di
mare: le vele nere erano a brandelli e gli alberi spezzati, ad eccezione
dell'albero maestro su cui sventolava sinistra la bandiera a lutto.
Legata al palo, proprio sotto di esso, c'era una
figura di donna, chiara e distinta. La testa era reclinata sul petto e le mani
erano legate dietro la schiena; le vesti, che recavano il ricordo di un passato
splendore, erano appena mosse dalla brezza.
Ancora qualche colpo di remo, ancora qualche braccio più
vicino, tanto da vedere la massa dei capelli, nerissimi e spioventi in
avanti, muoversi al monotono rollio della nave. L'acqua sciabordava contro la
fiancata, spumosa e bianca.
Sir Richard fermò la barca.
A bordo della nave non c'era alcun segno di vita,
all'infuori dell'inquietante presenza di quella figura di donna legata al palo.
Un colpo di vento le scostò i capelli mettendo in mostra un volto di
straordinaria bellezza che strappò al lord un'esclamazione di soffocato
stupore:
"Jasmine!... - proruppe - La donna legata
all'albero maestro di quella maledetta nave è la principessa Jasmine...
Dobbiamo soccorrela... Presto... Presto!"
"No! No, sahib!
- implorava Asada alle sue spalle - Sono due anni che quel veliero naviga su
questi mari. Non è la principessa Jasmine... L’infelice legata a quel palo non
è la principessa Jasmine..."
"Due anni? - trasecolò il lord; i piedi parvero
radificare sul fondo della barca - Non è possibile! Solo un mese fa la
principessa era a Sahab, felice e piena di vita."
"Quella che hai scambiato per la principessa Jasmine, sahib, è solo un'immagine della tua
fantasia. Presto scomparirà e con..."
La donna non riuscì a portare a termine la replica: il
banco di nebbia tornò a muoversi, inquieto, sul mare e inghiottì il veliero.
Quando, pochi attimi dopo, si staccò dall'isola, del veliero non c'era più
traccia.
"Hai visto? I fantasmi che governano quella nave maledetta hanno attirato la nebbia per nascondersi."
Il lord non replicò ma, considerato lo stato della donna, reputò opportuno tornare indietro: troppe emozioni per la povera Asada in un sol giorno.
"Hai visto? I fantasmi che governano quella nave maledetta hanno attirato la nebbia per nascondersi."
Il lord non replicò ma, considerato lo stato della donna, reputò opportuno tornare indietro: troppe emozioni per la povera Asada in un sol giorno.
“Tranquilla, signora. Tranquilla. – cercò di rassicurarla
con un aperto sorriso – Anche il mistero più profondo e sconcertante più
attendere.. Il mistero del Velierro
Fantasma avrà la sua soluzione…
ma non sarà oggi. Torniamo a terra… Torniamo a terra.”
Con Ashraf virò di bordo e puntò la prua verso riva ed
entrambi presero a remare con vigore; alle loro spalle, due inconfondibili,
minacciose pinne di squalo.
(continua)
brano tratto da "UN ROSSE - Nella tana del cobra"
di Maria PACE
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