DUNE ROSSE

DUNE  ROSSE

DUNE ROSSE


Saga appassionante e coinvolgente composta da quattro volumi

DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
DUNE ROSSE - Fiamme sul Deserto
DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
DUNE ROSSE - L'Avvoltoio lasciò il nido (prossimamente)

domenica 7 dicembre 2014

NEL VORTICE del SAM




Al galoppo, Rashid cominciò  a percorrere il campo da un capo all'altro: aspettava il sam, la sola forza capace di contrastare il suo dominio sul deserto.
Le straordinarie proporzioni fisiche, nel mantello conteso dalle prime violente raffiche di vento, la  sua figura  salda e potente appariva rassicurante come un baluardo e  resistente come una roccia: virtù ricevute certamente con la nascita, ma che le asprezze della vita  dovevano aver temprato, nutrito e coltivato.  
Una gran calma era calata; una immobilità totale. Non un fremito d’ali, non ronzio di insetto o fruscio di foglie; non un granello si  muoveva: la sabbia pareva pressata. Incollata al suolo.
"Che il potente Visnù abbia pietà di noi!”
Akim si guardò intorno in cerca di un riparo; lo seguivano Zaira e le due figlie del mercante greco e dietro di loro, distanziate di qualche passo, le due schiave di Bibal sfuggite alla vigilanza del padrone.
“Il sam ci spazzerà via tutti come fuscelli." riprese il ragazzo, circondando con  gesto di grande affetto la figlia dell’eremita e cercando di farle scudo col suo corpo.  Zaira, d’altro canto, faceva lo stesso con lui, cosicché avanzavano con passo incerto, ostacolati dalle prime violente folate di vento, ma sorreggendosi l’un l’altra.  
Lo stesso facevano Letizia e sua sorella Atena, alle loro spalle e così le due piccole schiave ed Akim ogni tanto si voltava indietro per sincerarsi della loro presenza.
"Restate uniti e aggrappatevi agli animali." il rais esortava la sua gente; i garretti del suo cavallo affondavano nella sabbia ma questa, sollevandosi ricadeva e restava quasi immota nell’aria. Ferma.
Il sam si fece vicino. Prima con moto quasi impercettibile poi con vivacità, la sabbia cominciò a muoversi, a sollevarsi da sola, senza apparente sollecitudine, accompagnata da un  sibilo leggero.
"Sta arrivando. -gridò Harith - Tenetevi  pronti a...” non riuscì a terminare la frase: un soffio improvviso, potente e rovente, sollevò la sabbia e lo investì, ricacciandogli in gola le parole.
Il vento crebbe insieme al caldo. Divenne vigoroso e bruciante e i turbini presero a succedersi  ad un ritmo così serrato da provocare vertigini. Parlare era difficile, la sabbia penetrava in bocca e si fermava tra i denti.
"Guardate là!"  riuscì a gridare Ibrahim, il vice di Rashid, con quanto fiato aveva in gola, tendendo un braccio verso l'orizzonte.  Chi riuscì ad udirlo, il vento copriva ogni suono, si girò verso la direzione indicata: un’enorme fascia rosa opaca, una nuvola gigantesca sbarrava un cielo incredibilmente azzurro.



Sir Richard, che fino a quel momento si era tenuto discretamente in disparte, non seppe trattenere la sua emozione di fronte a tanta veemenza, tanta terrificante bellezza e indugiò a contemplare con estasiato stupore la natura che si esaltava :
"Corpo di mille balene! - urlò, affascinato più che atterrito da tanta  selvaggia, seducente potenza - Che spettacolo… Quale grandioso spettacolo!"
"Cosa dite, sir?"  Rashid, al suo fianco, urlò anch’egli per farsi udire.
"Mai visto uno spettacolo simile!" continuò ad emozionarsi il lord, letteralmente stregato dal richiamo della natura.
“Al riparo. – lo esortò Rashid sempre urlando – Mettetevi al riparo, sir… insieme al vostro cavallo.” aggiunse, smontando di sella.
Sir Richard lo imitò immediatamente;  tutti gli altri erano già a terra, chi sdraiato, chi in piedi, tutti attaccati agli animali e tutti che guardavano nella stessa direzione: ad est, dove la fascia funesta  allargando, s'andava sfrangiando come un enorme ventaglio sfilacciato. Illuminate dal sole,  le  frange, abbaglianti e fragorose come mille fulmini, giunsero presto a crepitare sulle loro teste e alte lingue di fuoco inondarono il deserto di una spessa luce che aveva il riflesso della morte. L’immensa nuvola si avvicinò. Più vicino. Sempre più vicino.
Giunse, infine, gigantesca, apocalittica, a coprire il cielo, preceduta dal suo urlo agghiacciante. Tremendo, inarrestabile, l’immenso vortice urlava e minacciava; la sua incontenibile furia spazzava ogni cosa al suo passaggio. Era il signore del deserto e la natura si curvava al suo cospetto.
Aggredito, vinto, asfissiato dall'aspro odore di zolfo, l'uomo si arrendeva. Piccola creatura impastata di terra e lacrime, nulla poteva contro quella forza terribile. Bocconi, schiacciato contro il suolo dalla sabbia torrefatta,  stretto nel mantello conteso dal vento in un vorticoso volteggiare di pieghe, consapevole della propria debolezza e fragilità, si nascondeva terrorizzato.
Anche gli animali erano presi da uguale terrore; le froge spalancate, le teste sotto il ventre, si cercavano, si accostavano, si univano gli uni agli altri con le criniere al vento ritte e confuse.
La Natura ardeva e tremava. Le dune si scioglievano come neve e le poche palme rinsecchite di quella che doveva essere stata un tempo un'oasi, gemevano inquiete; i rami ricurvi toccavano la sabbia e la spazzavano.
Il sole, scomparso dietro la fitta coltre opaca ed a tratti sanguigna, aveva  richiamato indietro la notte. Senza quella visione contorta e gemente, ogni cosa sarebbe parsa morta. Il vento trasportava lontano ogni cosa: oggetti, sassi, arbusti e correndo via  lasciava dietro di sé la sua eco agghiacciante e assordante, che si faceva sempre più prolungata.   Era il segnale atteso:  quel sibilo lacerante, ma sempre più sottile, indicava l'allontanarsi del sam.  Lentissimamente, la coltre cominciò a perdere  il tetro, nefasto grigiore; timidi raggi di sole la squarciarono qua e là. Il vento divenne meno asfissiante, l'aria meno rovente ed appestata. Con difficoltà, ma si poteva alfine respirare e guardare il sinistro fantasma non ancora pago, né sazio, correre lontano verso altri luoghi da straziare.
Silenzio!  Un silenzio profondo dopo il fragore. Tutto taceva nella valle morta. Il silenzio calato improvviso era ancora più sinistro del clamore. Ogni cosa era coperta da una sottile coltre calda, lucente, impalpabile.
Un primo cenno di vita: una mano incerta, uno sguardo dilatato. Uomini ed animali si destavano come da un torpore di morte; si guardavano increduli.
"Siamo ancora vivi?" il lord per primo si scrollò di dosso la sabbia, ma era inutile,  questa era ovunque: sotto  burnus e keffiew, negli occhi, nelle orecchie, in bocca.
"Maledetta sabbia. - anche Akim stava destandosi - Si è  infilata ovunque." si lamentava.
Vedendo le sue contorsioni, Rashid, egli pure in piedi  a scrollarsi di dosso la sabbia,  era scoppiato in una bella risata che aveva trascinato gli altri nella scia.
"Ridi. Ridi. Questa sabbia è più fastidiosa di un esercito di pulci."
Anche lo sceicco Harith sorrideva; anche lui era sorto da sotto il suo mantello e tutti gli altri, uno dopo l'altro, parevano svegliarsi da lungo sonno.
"Siamo vivi!" esclamò Rashid.
"Sì! Ma non sappiamo in quanti." gli fece eco Harith.
Aveva assunto un’espressione preoccupata, ma neppure Rashid, ora, sorrideva più; il volto era incupito e la fronte increspata da timori. Si staccò da Akim, che solo in quel momento parve accorgersi dell’assenza di Zaira.
“Dov’è Zaira?… Dove sono le ragazze? Erano qui con me… Che cosa  è successo loro? –    andava dicendo, assai preoccupato – Devo cercare Zaira e le ragazze che erano con lei.” aggiunse allontanandosi di corsa.
Anche Rashid e Harith si allontanarono in fretta e passarono in rassegna il campo. Per fortuna solo qualche lieve ferito e diverse casse andate distrutte. Con una sola grave eccezione: il cavallo di Gamal, uno dei più giovani cavalieri di Harith, che ne uscì con un garretto spezzato.
Gamal fu costretto ad abbatterlo e lo fece tra i singhiozzi, non lasciando ad altri il penoso compito.       

                
Sir Richard ne restò assai impressionato e Rashid gli parlò di quanto preziosa fosse la compagnia di un animale per gente come loro. Gli spiegò che era proprio al cavallo che Dio aveva legato il destino del Beduino: alla possanza del suo dorso, alla forza del suo garretto ed all’allegria della sua criniera al vento.
Ama il tuo cavallo come una parte del tuo cuore, ci ha insegnato il Profeta.” concluse il rais.
Il cavallo di Gamal fu seppellito sotto la sabbia: nessuno avrebbe mangiato mai la sua carne.
I cammelli, intanto, acquattati per terra, docili e fermi, legati gli uni agli altri per non farli scappare, si lasciavano caricare del bottino; non senza brontolii: l’aria era satura dei loro versi.
“I cammelli non sembrano molto contenti. – scherzò il lord – Ma senza di loro saremmo sopravvissuti in pochi.”
“I cammelli sono saggi e generosi. – spiegò lo sceicco – Lo sapete, sir, che un cammello muore con la testa arrovesciata all’indietro per guardare la strada che ha percorso e la fatica che ha sopportato?”
Corpo di mille balene! – esclamò il lord – Tutto il mio rispetto per queste bestie così generose e lasciatemi aggiungere, sceicco, credevo di non uscire vivo da quest'inferno.
"Allah è stato misericordioso!" fece Ibrahim, alle sue spalle.

"Le tante tempeste che mi hanno colto in mare,- proseguì il lord - Non mi hanno procurato lo smarrimento avuto quando mi sono trovato in mezzo a quell'orribile turbine nero…. L'inferno… se ce n'è uno, ah,ah. – rise - deve essere fatto proprio così!"

brano tratto da     DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda



PER RICHIEDERE IL LIBRO
http://www.amazon.com/Dune-Rosse-Rais-Kinda-Italian/dp/1503229009/ref=asap_bc?ie=UTF8


formato cartaceo ed e-book
oppure direttamente dall'autrice  AUTOGRAFATO 
mariapace2010@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento

Visualizzazioni totali

I M M A G I N I

IMMAGINI di REPERTORIO - IMMAGINI di PERSONAGGI - IMMAGINI di LUOGHI

Jasmine

Jasmine

Zaira

Zaira