DUNE ROSSE

DUNE  ROSSE

DUNE ROSSE


Saga appassionante e coinvolgente composta da quattro volumi

DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
DUNE ROSSE - Fiamme sul Deserto
DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
DUNE ROSSE - L'Avvoltoio lasciò il nido (prossimamente)

venerdì 1 maggio 2015

IL RITO del CAFFE'


  

L'interno della tenda, dalle pareti completamente tappezzate di ogni tipo di arma, dai fucili ai pugnali, dalle carabine alle scimitarre, si estendeva più per lunghezza che per larghezza. Era diviso da un telone in due parti; la prima, comunicante con l'esterno e riservata agli uomini, serviva per ricevere gli ospiti; la seconda era riservata alle donne ed un profumo di caffè proveniva da quella parte.
Il caffè, però, doveva essere la conclusione di un banchetto che le donne avevano già preparato. Sulla tovaglia bianca stesa per terra, infatti, posavano vassoi stracolmi di cibo: un segno di riguardo verso l'ospite.
Terminate le abluzioni, sostituiti gli abiti impolverati, sedettero tutti sulla grande stuoia e il pranzo ebbe inizio, servito da due giovani donne; l'allegro coro di voci femminili proveniente da dietro il telone, andò infittendosi sempre più.
Finalmente venne servito il caffè.

Era un vero rito. Riuniva gli amici ed era pretesto per scambio di notizie, opinioni, consigli e preghiere.
Per essere perfetto bisognava che fosse: nero come la notte, caldo come il sole e dolce come l'amore!
La tostatura veniva fatta al momento ed i chicchi erano ridotti in finissima polvere in uno staio di ottone; solo così, acquistava quel profumo inimitabile. Onde evitare che fondi di polvere potessero trovarsi nella tazza, soprattutto in quella di un ospite, una volta giunto ad ebollizione veniva lasciato depositare per essere poi travasato in un'altra caffettiera. A questo punto, dopo averlo riportato ad alta temperatura ed aromatizzato con spezie varie, il caffè era pronto per essere servito.
       
La più grande virtù del beduino, dopo l'ospitalità, è sempre stata la parsimonia, ma, quando il caso gliene offre l'occasione, il parco figlio del deserto sa trasformarsi in un ricco Epulone e festeggiare il ricco bottino della razzia era sicuramente una buona occasione per gli abitanti di Sahab.
Avvolte nei coloratissimi feradje, mantello simile alla toga, le donne preparavano dolci e focacce. Era l'abbigliamento delle grandi occasioni per le donne maritate; le giovani, il volto maliziosamente nascosto dallo jasmac, braccia e caviglie cariche di gioielli, danzavano e cantavano. La donna del deserto, più libera ed indipendente di qualunque altra donna musulmana, portava il velo solo nelle feste, quasi per civetteria.
La festa ebbe inizio e la gente di Sahab si abbandonò alla frenesia: canti e musiche ed interi capretti annaffiati di tec e divorati sulle note di ballate di eroi di tempi lontani.
La storia più richiesta era quella di Fatima, la fanciulla contesa dai capi di molte tribù e quella di due giovani, Cadem e Jezabel, che avevano scelto la morte per non vivere separati. Ma c'erano altre canzoni, come quella del cavallo Dahis, che aveva trascinato in guerra molte tribù. Quei canti enumeravano, uno ad uno i pozzi, le oasi e i magri pascoli che avevano visto le gesta di antichi eroi. Seduto di fronte al deserto, sir Richard, il biondo principe delle sabbie, ascoltava quei canti e pensava agli eroi di mitiche imprese conosciuti nelle letture giovanili. Pensava all'intrepido Giasone ed alla conquista del Vello d'Oro; all'ingegnoso Odisseo ed al suo cavallo di Troia; all'irrequieto Alessandro Magno ed al suo Nodo. Ma pensava anche allo sceicco arabo Imru-l-Qais ed al suo sogno di riscossa e pensava a Rashid e ad Harith, ad Ibrahim e ad Aziz. Pensava che anch’essi erano eroi. Eroi di un mondo più vicino. Eroi di un mondo che sarebbe rimasto inutilizzato e morto senza di loro. Eroi di un luogo dove anche un cespuglio spinoso poteva trasformarsi in latte, carne e lana.
Lui, il biondo principe delle sabbie, che aveva buttato via il cappello per coprirsi il capo col largo telo bianco dei beduini, nonostante le grandi e numerose differenze, diffidenze e incomprensioni, si sentiva simile a loro. Uno di loro. E come uno di loro, attese le danze, che giunsero dopo i canti.
La "danza delle spade" fu la più spettacolare
continua)

brano tratto da "DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda

per richiedere il libro
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