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Lasciate, più tardi, le due ragazze con la speranza che
facessero amicizia, Rashid s’incamminò verso la tenda del suo sceicco.
Rashid conosceva
Selima da più di un anno, ma era diventata la sua Favorita solo da qualche
mese.
La ragazza
apparteneva alla tribù vassalla dei Kaza ed era arrivata a Sahab a
seguito di un attacco alla sua gente da parte di una tribù nemica. Era prossima a compiere trenta anni ed era
una ragazza dall’aspetto florido e piuttosto piacente: labbra carnose e
sensuali, occhio vivace e nero, fisico prorompente.
Non era l’unica distrazione del capo, naturalmente, ma era
la più richiesta tra le tante concorrenti, fino a diventare un’abitudine
e questo, giorno dopo giorno, ne aveva notevolmente accresciuto il prestigio e
la posizione rispetto alle altre donne.
I suoi sguardi di donna consapevole di sé e dell’ascendente
su quel giovane uomo da tutti temuto, irruente e passionale, che poteva avere
ogni donna ma che aveva scelto lei, si
caricavano di un piacere quasi torbido, quand’egli la cercava. Si era convinta
che quel giovane tanto temerario nelle azioni quanto ardente nell’intimità,
bello e scontroso, le fosse stato assegnato dalla sorte. Forse dallo stesso
Allah!
Da questo stato di intensa eccitazione, però, di ebrezza
spasmodica, aveva avuto un brusco risveglio quando all’orizzonte era apparsa
l’ombra della principessa Jasmine. In
realtà, all’inizio, gli sguardi di lui, smarriti e persi dietro inafferrabili
pensieri, non l’avevano veramente scoraggiata, avendo, egli, continuato a
chiedere la sua compagnia. Inconfessate sensazioni di smarrimento, però,
sgradevoli e nuove, minacciavano ogni giorno di più quel suo mondo di felicità, di folli spasmi e di
lucida ebrezza.
Selima, però, non
era più un’ingenua fanciulla: la mano del suo “signore” quando l’accarezzava
era meno predace e meno eccitata e
inutile era ogni suo segreto fascino
per sollecitare i furiosi ed impetuosi desideri di un tempo. Ma lei lo stesso continuava a vivere in
quella specie di vaga eccitazione che la faceva sentire immersa in un mondo di inaspettata fortuna.
Come una bambina che riesce ad entrare in un mondo di favole e non vuol saperne
di uscire.
Si era allarmata, perciò, quando aveva finalmente
avvertito la gravità della minaccia: collera repressa e un ossessionante bisogno di rivalsa nei
confronti della rivale. Si era fatta arida e spinosa come una pianta di cactus
riarsa dal sole, mentre un sofferto pallore le sbiancava ogni giorno di più le
guance paffute, senza che neppure il velo di cipria colorata riuscisse a ravvivare.
(continua)
brano tratto da "DUNE ROSSE - Fiamme sul deserto"
su AMAZON o da richiedere direttamente all'autrice SCONTATO ED AUTOGRAFATO
mariapace2010@gmail.con
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mariapace2010@gmail.con
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