DUNE ROSSE

DUNE  ROSSE

DUNE ROSSE


Saga appassionante e coinvolgente composta da quattro volumi

DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
DUNE ROSSE - Fiamme sul Deserto
DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
DUNE ROSSE - L'Avvoltoio lasciò il nido (prossimamente)

mercoledì 15 aprile 2015

LETIZIA




Vicino alla Fontana del Fico, quasi al limitare del campo, trovarono il giovane con cui Harith poco prima aveva scambiato qualche parola. Reggeva le briglie di uno splendido cavallo bianco, che tese al suo sceicco prima di allontanarsi.
"Ecco, piccola Letizia. - Harith la inondò di uno sguardo unico e particolare,  quello da cui la scintilla del desiderio sprigiona già al primo incontro... al primo incrociarsi di sguardi. - Il tuo sogno!...  Il principe delle favole, senza macchia né paura, che col suo cavallo  bianco ti rapisce e ti conduce in un luogo incantato!...E' il tuo sogno, hai detto...  Io ho qualche macchia, ma non ho paura e sono qui per realizzare il tuo sogno e condurti in quel  luogo incantato!"
"Oh! - proruppe lei, colta di sorpresa, mentre un lieve rossore le scivolava lungo le guance rilucenti del riflesso del primo sole del mattino - Io non so che dire..."
Lui la guardava incantato.
"Posso aiutarti a montare?" domandò.
Lei fece un cenno affermativo del capo; aspettava  il fuggevole attimo in cui si sarebbe consumato il contatto dei loro corpi... Era preparata ad emozioni e turbamenti, eppure, per   la seconda volta, si lasciò cogliere dalla sorpresa: non s'aspettava  quell'eccitazione, quel vellutato piacere, quando lui le cinse la vita con entrambe le mani e nel sollevarla la tenne così vicino a sé da confondere sguardi e respiri; non s'aspettava la indicibile eccitazione prodotta dal seno serrato e palpitante contro il petto di lui mentre la portava sù, prima di deporla sulla sella.
Per un attimo lei lo guardò dall'alto poi, con un balzo, lui le montò alle spalle e insinuò le braccia sotto le sue braccia, intorno al busto, per attirarla a sé e lei si trovò seduta con le ginocchia sul collo dell'animale e con le gambe sulle ginocchia di lui. Trattenne il respiro, sotto l'empito di  una violenta emozione, rigida e tesa, nelle braccia di lui che  con una mano la sosteneva per  la vita e con l'altra reggeva le briglie. E fu allora, quando lo sguardo cadde sulle sue mani, che si accorse della ferita ricucita e ancora fresca tra il polso e il dorso della mano sinistra di lui.
"Ti sei procurato questa ferita battendoti con sir  Richard per me, sceicco?" domandò.
"Chiamami Harith, piccola Letizia… Sì! - assentì lui con un sorriso - Te l'ho detto, dolce gazzella, sono pronto ad affrontare un'intera tribù per i tuoi occhi azzurri."
Lei girò il capo per guardarlo in volto; le guance, poi le labbra si sfiorarono.... pochi secondi.
Letizia ammutolì...  e non solo per l'emozione, ma  anche per lo stupore: si aspettava che Harith la baciasse e la stringesse forte, ma lui non lo fece, nonostante negli occhi gli brillasse quella luce irrequieta con cui nessuno l'aveva mai guardata prima.  Gliene fu grata e ne fu delusa al contempo, ma quel vago timore che per giorni non l'aveva abbandonata l’afferrò quasi di sorpresa.
"Sir Richard si è battuto per mia sorella. – disse, cercando di rendere la voce il più incolore possibile - Adesso   Atena è una donna libera che può decidere della propria vita come ha sempre fatto, ma... ma io, Harith? - una lieve incrinazione nella voce, che proprio non riuscì ad impedirsi di avere - Cosa sono io? Quale sarà il mio destino?"
"Oh, Letizia! Luce degli Occhi Miei! - proruppe lui,  fermando il cavallo e lasciando andare le redini sul collo dell'animale - Non hai ancora capito che non è il tuo destino ad essere nelle mie mani,  ma è il mio destino ad essere nelle tue?" le mormorò sulla bocca, poi l'avvolse in un abbraccio, le gambe avvinte alle sue, in un spasmodico intreccio di braccia, mani, bocche.   Il seno di lei palpitava contro il torace di lui tambureggiante.
Harith appoggiò la guancia a quella di lei, s'inabissò nel fulgore azzurro dei  suoi occhi e le liberò il capo dal velo; lei lo lasciò fare.
                   
Inebriato, lui le tirò indietro la massa setosa e bionda dei lunghi capelli e la baciò; prima sulla fronte, poi sugli occhi e sulla guancia, per tornare ancora alle palpebre, che lei aveva abbassato,  ma  che lo facevano impazzire per il tesoro che vi nascondevano. Finalmente si fermò sulle labbra.  Lei fremeva e in lui il desiderio premeva, durissimo, come un fiore che spinge per aprirsi. Nelle labbra di lei semiaperte vi trovò sapore di latte e miele; lo stesso che era nella sua bocca. Pago, ma non sazio, passò alla gola e al collo ed a quella tenera curva, proprio fra gola e collo, irresistibile richiamo dei sensi eccitatissimi.
Per qualche attimo lei restò immobile a ricevere amore, intimorita dall'audacia  di lui ma anche timorosa che smettesse; la bocca di lui continuava a cercarla, insieme alle mani ed a percorrerla con grande delicatezza. Poi, egli  le prese una mano, che  portò su di sé. Prima timidamente e timorosamente, poi con più sicurezza, lei si lasciò guidare nella scoperta del corpo di lui... ricerca e scoperta eccitante, terrificantemente meravigliosa. Continuò a "cercarlo" ed a scoprire la sua diversità e lui le lasciò la mano... libera di esplorare da sola.
Tornò da lei. Cominciò sbottonandole la veste di seta aperta sul davanti; uno per uno, i numerosi  bottoncini si arresero sotto le dita eccitate. Il corpetto della veste, aperto, scivolò sulla spalla sinistra, mostrando il tesoro nascosto. Si chinò per saziarsi di baci e inebriarsi del profumo di quella pelle bianca e morbida; le abbassò le bretelle che reggevano il seno, ma lei lo trattenne.
"No!”
Un monosillabo, ma riuscì a fermare il grande predone.
(continua)

brano tratto da .  "DUNE ROSSE -Il Rais dei Kinda

per richiedere il libro
http://www.amazon.com/Dune-Rosse-Rais-Kinda-Italian/dp/1503229009/ref=asap_bc?ie=UTF8

oppure  AUTOGRAFATO  direttamente all'Autrice
mariapace2010@gmail.com






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