DUNE ROSSE

DUNE  ROSSE

DUNE ROSSE


Saga appassionante e coinvolgente composta da quattro volumi

DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
DUNE ROSSE - Fiamme sul Deserto
DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
DUNE ROSSE - L'Avvoltoio lasciò il nido (prossimamente)

venerdì 24 aprile 2015

GELOSIA


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Letizia fece convergere lo sguardo sulle corde dello strumento nelle mani della ragazza e sollevò il capo, lasciando vagare d'intorno lo sguardo, sulle note dolcissimamente malinconiche della musica, ma finì per naufragare in quello di Harith, scuro e penetrante, che sembrava attendere quello sguardo come un dono. 
capo, lasciando vagare d'intorno lo sguardo, sulle note dolcissimamente malinconiche della musica, ma finì per naufragare in quello di Harith, scuro e penetrante, che sembrava attendere quello sguardo come un dono.
Il giovane la fissava con intensità tale da contrarle la carne.
Letizia si sentì  attraversare da uno stato di amorosa e tormentosa eccitazione.
Si guardarono, con quell'amore, quell’attrazione potente come la forza di una tempesta di sabbia, ma lei si sottrasse subito a quel richiamo e spostò lo sguardo sulla donna seduta al suo fianco.
"E' bella! - pensava - E'  grassa e opulenta come piace a loro... agli uomini... Come piace ad Harith... "
Guardava la  rivale; fissava la sua figura fin troppo abbondante che si perdeva nell'ombra di sete e damaschi e su cui, qua e là, al lume della luna, balenavano discrete le pietre di  orecchini, collane e bracciali. E pensava, mentre la guardava, di non avere strumenti per contrastarne le segrete, sapienti insidie  amorose di cui la supponeva maestra: dietro quel velo sapientemente calato sul viso, ne era certa,  dovevano nascondersi fascini segreti e pratiche amorose capaci di conquistare un uomo.
Fascini e pratiche che lei non conosceva.
Dietro quel velo dalla sapiente trasparenza,  non poté impedirsi di pensare, che lasciava vedere l’irrompere sulla fronte di scure ciocche di capelli, si celava un volto bruno e tondo, accuratamente truccato, un po’ irregolare nel profilo, ma ambiguo,  nella sua apparente espressione fanciullesca.
Fatima era la sola donna col volto velato; tutte le altre portavano solo un velo sui capelli. Fu per questo, forse, che con un gesto di ribellione se lo lasciò scivolare sulle spalle, mettendo in mostra la luminosità dorata dei lunghi capelli biondi e attirando immediatamente su di sé tutti gli sguardi e cogliendo fuggevolmente quello di disapprovazione di Harith, che lei continuava ostinatamente a sfuggire.
E intanto,  quel  tarlo, la gelosia, correva nel sangue e nelle vene e raggiungeva il cuore, sottile e penetrante, capace di  rodere l'animo con un sol respiro.
Soffriva e la mente vacillava. Una sola cosa riusciva a pensare: appartenere a quell’uomo le era necessario e vitale più della vita stessa e non riuscì ad impedirsi di tornare a rituffare lo sguardo in quello di lui, nero e ardente, colmo di illusorie promesse. E d'improvviso, un piacere quasi folle la colse: la sensazione che anche lui soffrisse.
Dopotutto, c'era una certa "giustizia morale" nella sofferenza di lui, si disse.
Ma poi, Fatima che gli si accostava e lui che si chinava verso di lei, riaccese la sua pena. Chiuse gli occhi e si attanagliò le mani intorno alle braccia premendo con forza e provando un piacere sadico nel conficcarsi le unghia nella carne per placare la pena dello spirito.
Quasi si stupì che  qualcuno ridesse e scherzasse, proprio accanto a lei, ignaro della sua sofferenza: Jasmine protesa in avanti per dire qualcosa a Selima.
Letizia le guardò entrambe; le fissò  stupita e interdetta: le due donne di Rashid! 
Gelose! Non erano gelose l'una dell'altra? Soprattutto Selima, per le attenzioni che Rashid riservava quasi esclusivamente alla principessa Jasmine.
E Jasmine? Non era gelosa di Selima?
Gli occhi rapaci di Selima, costantemente alla ricerca di quelli di Rashid,  non accendevano in lei la gelosia?

Lei e Jasmine avevano la stessa età  e quando Harith la guardava con quello sguardo inafferrabile, all'inseguimento di pensieri audaci e proibiti che la riguardavano e la facevano arrossire, lei sentiva la carne contrarsi dal piacere e non avrebbe voluto vederlo guardare un'altra donna con quello stesso sguardo.
Rashid non aveva mai guardato Jasmine a quel modo? Non era mai balenato, nella mente di Jasmine, il pensiero che Rashid avesse guardato la sua Favorita proprio a quel modo, facendole sentire quello spasimo proibito e furtivo  nel desiderare le sue carezze? 
Lei sì! E non poteva evitarsi di pensare alle mani dolcemente brutali di Harith  mentre percorrevano  il corpo di  Fatima, così come aveva fatto con lei; alla presa intensa e dolce, tenera e predace con cui le faceva intendere che la voleva solo per sé, mentre lei non sopportava che lui potesse volere per sé anche Fatima.

I fuochi dei bivacchi, d'intorno, baluginavano; a spezzare il suo taciturno disagio arrivarono risate, voci e gridolini: un gruppo di ragazze con piatti fumanti e vassoi pieni di coppe e brocche.
Letizia si alzò e andò loro incontro. Prese dalle mani di una delle ragazze un grosso piatto di terracotta contenente del cus-cus  e  cominciò a distribuire, con gentilezza aggraziata, muovendosi agile nella tunica di seta blu-indaco.
Gridolini, bisbigli, risate, confusione e  il tintinnio delle brocche che si toccavano  e   l'allegria che aveva conquistato tutti.
Tutti meno lei. 
Cominciò a servire quelli che stavano seduti alla sua  sinistra; riempì per primo il piatto di Selima, poi passò ad Ibrahim, che con disinvoltura cominciò a frugare nel piatto, lasciandovi, però, i pezzi migliori.
Era la volta di Fatima, che sporse verso di lei la piccola mano grassoccia per afferrare dal vassoio e portarlo nel proprio piatto una polputa coscia d'anatra; la ragazza sollevò su di   lei lo sguardo e le sorrise.
Letizia rispose al sorriso e mentre si rialzava sul busto e  distrattamente lanciava un'occhiata sulla sinistra,  il vassoio, semivuoto, le tremò in mano, tanto che dovette sorreggerlo con entrambe:  la mano di Fatima e quella di Ibrahim erano teneramente intrecciate.
Letizia impietrì e il senso di ingiustizia morale fece emergere dai meandri più profondi del suo intimo quel sentimento di  velato rancore  che, una volta innescato, é impossibile da dominare: Harith la preferiva ad una donna che lo tradiva con un altro uomo.
(continua)

brano tratto da:  "DUNE ROSSE - Fiamme sul deserto" volume II°  di Maria Pace
su AMAZON
oppure direttamente AUTOGRAFATO  presso l'autrice
mariapace2010@gmail.com 

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