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L’arrivo di altre due ragazze, con vassoi di
carni fumanti, spense l’imprecazione sulle labbra del giovane.
Erano a viso scoperto e sir Richard le
sfiorò fuggevolmente con lo sguardo: guardare in faccia una donna, benché
schiava, era una mancanza di rispetto.
Non erano particolarmente belle, ma gli
occhi, truccati col kohl, la nera tintura che faceva
risaltare il bianco della cornea, brillavano di dolcezza e malizia. Sorrisero,
nel deporre al centro della stuoia i vassoi, poi distribuirono ciotole di rame.
Le donne che lui aveva conosciuto in quelle
terre avevano solo doveri e nessun diritto. Le sapeva segregate negli harem,
che costituivano la forza attraverso cui l’uomo musulmano costruiva la propria
potenza. L’harem
era il vivaio delle schiere di figli di cui l’uomo aveva bisogno per
affermarsi… era l’elemento vincente… Gli era capitato di discuterne,
soprattutto sul ruolo della donna, che in quel gioco di potere era un semplice
strumento.
La donna musulmana, pensava il lord, salvo pochi casi, era soloun oggetto appartenente ad un solo ed unico padrone.
La donna musulmana, pensava il lord, salvo pochi casi, era soloun oggetto appartenente ad un solo ed unico padrone.
La carne che le due ragazze avevano servito era di montone, arrostita e condita con sale e pepe; sir Richard la trovò deliziosa. Con minor gusto, però, mangiò la carne di uran, la grossa lucertola tanto apprezzata dagli abitanti delle sabbie, di cui lo sceicco gli aveva riservato il pezzo migliore.
"Se avessi tardato ancora a tornare, -
esordì Harith, pulendosi le labbra sul dorso della mano - saremmo venuti a
Doha."
Le ragazze, intanto, sostituivano i piatti
vuoti con altri ripieni.
"L'ora non è ancora arrivata." rispose il suo rais.
"L'ora non è ancora arrivata." rispose il suo rais.
"Il Sultano del Qatar può ancora far
sonni tranquilli, dunque?" replicò Harith, allungando una mano per
prendere un pezzo di carne dal vassoio di portata, il migliore, per porlo nel
piatto dell’ospite.
"Il sultano del Qatar non riposa più
tranquillo da tempo, ormai! - replicò con voce cupa Rashid - Quell'assassino
traditore ed usurpatore ha il tempo contato!"
Sir Richard, che continuava il suo pasto in
silenzio, capì che dietro quelle parole
doveva nascondersi un dramma profondo.
Un uomo entrò sotto la tenda e si chinò
all’orecchio del suo sceicco.
“Chiedo scusa al mio ospite, ma urgenti questioni richiedono la mia presenza.” Harith si alzò e lasciò la tenda assieme al suo uomo; l’inglese
seguì con lo sguardo l’atletica figura del suo ospite e continuò a fissare il
lembo che fungeva da entrata anche quando dei due non rimase più nemmeno
l’odore tipico del tabacco.
(continua)
(continua)
brano tratto dal romanzo - DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
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formato cartaceo ed e-book
o direttamente presso l'autrice scontato ed autografato
mariapace2010@gmail.com
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