DUNE ROSSE

DUNE  ROSSE

DUNE ROSSE


Saga appassionante e coinvolgente composta da quattro volumi

DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
DUNE ROSSE - Fiamme sul Deserto
DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
DUNE ROSSE - L'Avvoltoio lasciò il nido (prossimamente)

lunedì 19 gennaio 2015

Il deserto di Rub al Khal





Sabbia rossa e soffice, tramonti fiammeggianti, scenari affascinanti ,  immobili e remoti  percorsi da carovane di nomadi e beduini. Così appare al viaggiatore il deserto di Rub al-Khali, nel bel mezzo del Nulla.
La gente del posto lo chiama anche Ar-Rimal, ossia Le Sabbie oppure Quarto Vuoto, essendo la quarta parte di tutto il territorio dell'Arabia Saudita.
Alla superba ed inquietante bellezza si contrappone un clima tra i più ostili al mondo, una profonda, assoluta aridità  e la negazione alla vita. In alcune zone l'escursione termica può superare i 60°, raggiungendo di giorno  i 50° e precipitando di notte fino a -10°, condizioni che di certo scoraggiano ogni forma di vita.
Ma non é propriamente così! Questa immensa  distesa arroventata di sabbia, dune e barcane, in realtà  permette la vita. Per sopravvivere, però, in condizioni così estreme, occorre  ingegnarsi  e possedere altissimo spirito di adattamento e questo vale sia per le persone che per animali e piante.
In realtà, i suoi abitanti,  beduini e nomadi, occupano solo le zone marginali, poiché inoltrandosi all'inteno, quest'immensa plaga arroventato, risulta totalmente disabitata ed alcune zone, perfino inesplorate.
Prima di tale totale desertificazione, però, il territorio era assai diverso. Lo dimostrano i grandi bacini salati dall'accecante biancore che intercalano le  grandiose dune rosse e giallastre ... dune che cambiano di forma e colore durante l'arco di una giornata a causa dell'azione del vento e della luce.
In età preislamica, fino al III° secolo d.C. il territorio era attraversato da piste carovaniere dell'incenso assai frequentate.

Caratteristici di questa plaga desolata sono gli widian, corsi d'acqua che corrono, provenienti dalle colline di Higiaz, diretti verso le zone centrali, ma che si perdono nella sabbia lungo il percorso; questo perché le piogge sono un fenomeno davvero assai raro.
Assai meno raro, invece, é la presenza del vento, che può spirare da diverse direzioni e con diversa intensità.
Un vento particolarmente potente, asciutto e torrefatto, causa di violente tempeste di sabbia e di innalzamento della temperatura, é il Sam o Sammun. Talmente potente da riuscire a dissolvere gli  accecanti vapori presenti nell'atmosfera quando nella sua corsa tremenda, riesce a raggiungere le zone costiere del territorio.
Al contrario, la mancanza assoluta di vento, può favorire quel fenomeno che tutti conosciamo con il nome di Miraggio.
Che cos'é un miraggio?

E' un fenomeno di illusione ottica dovuta alla rifrazione dell'aria.
Il sole arroventa la sabbia in assenza di vento e al suolo si formano zone di aria calda meno densa di quella soprastante. Può accadere che un raggio proveniente ad esempio da una palma, incontrando aria rarefatta tenda ad allontanarsi dalla linea diretta normale e si incurva fino a descrivere un arco concavo verso l'alto. Quando questo raggiunge il punto di incidenza massimo, si riflette totalmente e continua a propagarsi ed a rifrangersi, allontanandosi dalla linea normale.
Se un occhio lo intercetta nel suo arco  ascendente, vedrà la palma capovolta come riflessa in uno stagno.

Oggi questo deserto é costantemente attraversato da viaggiatori in fuoristrada o turisti in cerca di emozioni, ma soprattutto da tecnici e scienziati per le loro ricerche petrolifere i cui proventi hanno cambiato l'economia del Paese e di conseguenza le condizioni e lo stile di vita dei suoi abitanti e lo stesso paesaggio.

LE OASI






LE  OASI

"Tratto di terra fertile e verdeggiante in mezzo al deserto."  Così recita il dizionario.
In realtà, il paesaggio di un'oasi é sempre o quasi sempre artificiale, opera, cioé, della mano dell'uomo.
La sua esistenza dipende dalla presenza di acqua necessaria ad alimentare una vegetazione costituita prevalentemente dalla palma da dattero, pianta  indispensabile a favorire l'insediamento umano ed a farne un luogo adatto alle tappe delle carovane in transito nel deserto.
A nutrire un'oasi può essere l'acqua di un fiume o di una sorgente, ma anche quella presente nel sottosuolo;
in questo caso a riportarla in superficie sono i pozzi artesiani
L'oasi si può definire, dunque,  un mondo rigoglioso circondato dal deserto. Tale rigoglio, però, é soprattutto opera dell'uomo. Del fellahin, come viene chiamato il contadino delle oasi.
Il fellahin  conduce con il deserto una lotta strenua e continua per conservare lo spazio di cui già dispone e per tentare di sottrargliene dell'altro.  I fellahin, infatti, usano piantare palme giovani  nella   sabbia  ai  bordi dell'oasi. Le irrigano anche due o tre volte  la settimana, fino a quando non metteranno radici che  si spingeranno nel sottosuolo alla ricerca della falda freatica  acquifera che permetterà loro di sopravvivere.
Il fellahin, dunque, deve lottare strenamente e continuamente con il deserto per sottrargli spazio e soprattuto per non lasciarselo portar via , poiché il deserto tende  a riprendersi ciò che gli appartiene.
In questa lotta con la natura e non contro la natura,  il contadino ha un  altro avversario, alleato del  deserto: il vento.  Il vento, infatti, tende a sommergere di sabbia le piante, soprattutto quelle più giovani e delicate, sabbia che deve essere continuamente rimossa.

Fra tutti i  deserti quello di  Rub-al-Kali é, forse,  il più desolato del nostra pianeta.  E' del tutto privo di corsi d'acqua perenni, ma è percorso da widian,  grandiosi corsi d'acqua asciutti, che suggeriscono la presenza in un passato remoto di grandi fiumi.  Oggi le piogge sono  rarissime, brevi e assai violente;  provocano piene effimere, a causa dell'immediata evaporazione delle acque e del loro assorbimento da parte del terreno,  ma riescono a nutrire le numerose falde freatiche del sottosuolo  che  nel territorio sono numerose sia in superficie che in profondità.
Le prime danno vita ad oasi spontanee, le seconde, invece, vengono raggiunte dalla mano dell'uomo attraverso la escavazione di pozzi artesiani. Entrambe, però, sono  frutto  dell'operosità dell'uomo, senza il quale, il deserto tornerebbe a seppellire ogni cosa.
E' la quantità d'acqia, dunque, a favorire la densità della popolazione di un'oasi. Si tratta di popolazioni sedentarie che non conoscono oppure hanno lasciato il peregrinare attraverso il deserto in cerca di pascoli per i loro armenti e che  molto spesso si dedicano alla coltivazione di altre piante oltre a quella da dattero ed all'allevamento di bestiame e attività inerenti.


domenica 18 gennaio 2015

DUNE ROSSE volume II°




Dune Rosse: Fiamme sul Deserto (Volume 2) (Italian Edition) (Italian)Paperback – December 24, 2014

ISBN-13: 978-1505685718  ISBN-10: 1505685710  Edition: 1st

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