DUNE ROSSE

DUNE  ROSSE

DUNE ROSSE


Saga appassionante e coinvolgente composta da quattro volumi

DUNE ROSSE - Il Rais dei Kinda
DUNE ROSSE - Fiamme sul Deserto
DUNE ROSSE - Nella tana del cobra
DUNE ROSSE - L'Avvoltoio lasciò il nido (prossimamente)

giovedì 8 gennaio 2015

Concetti e Preconcetti sull'uso del velo islamico






 Concetti e preconcetti sull'uso del velo islamico

Innanzi tutto esistono diverse tipologie di veli usati dalle donne islamiche che riflettono la tradizione delle diverse regioni  e non sempre sono legati a precetti religiosi.  Nomi diversi per indicare i diversi usi e funzioni:

- Hijab:  si tratta del foulard che copre solamente il capo, lasciando scoperto il volto. E' il meno mortificante  ed é anche quello più in uso presso le donne musulmane sia nei paesi occidentali che in quelli islamici  più moderati.
Solitamente viene associato ad un abito ampio e lungo.
Possiamo dire che é il corrispondente al femminile del Mindil o della Keffiew maschile, trattenuta sul capo da un cordone. (portare il capo coperto non é prerogativa femminile)

- Chador:  si tratta di  un semplice fazzoletto che ricopre solamente il capo, ma può essere anche un  mantello che nasconde tutto il corpo, generalmente di colore nero. E' in uso soprattutto in Iran.

- Niqab: è un velo che copre il volto, lasciando scoperti solamente gli occhi. E' in uso soprattutto  in Arabia Saudita e nello Yemen.

- Abaya:  è un velo leggero che, però, ricopre interamente la figura, da capo a piedi, mortificandone la femminilità. E' in uso soprattutto nel Golfo Persico.

-   Haik:   Questo tipo di velo, in cotone, copre dalla testa ai piedi la figura femminile;  le donne più anziane lo usano anche per coprirsi il volto, tenendo uniti i due lembi con i denti.  E' in uso soprattutto nei Paesi del Nord Africa, come Tunisia, Marocco, Algeria, ecc...

- Burka:  é quello che maggiormente penalizza la figura femminile, perché la nasconde completamente, cancellandone anche l'identità. Generalmente é di colore azzurro ed é comune in Afganistan, ma ve ne sono anche di colore scuro in altre regioni.

E' inevitabile che la vista di una donna nascosta, segregata, castigata in un tale abbigliamento possa far nascere pregiudizi nella cultura occidentale, più libera e tollerante.
La  concezione di una donna sottomessa, nel mondo islamico, costretta a coprirsi interamente é evidente ed innegabile, ma é una realtà assai variegata, come si é visto dalle varie fogge di veli in uso nei vari Paesi. Non in tutti, ma  in molti  di questi Paesi,  purtroppo,  esiste una  grande disparità tra la condizione maschile e quella femminile,  il cui simbolo, si ritiene, sia proprio il velo: velo come simbolo di sottomissione della donna all'uomo.

E' proprio da qui, però, che nasce il pregiudizio occidentale su quello che si ritiene solamente un "simbolo" di sottomissione.
In realtà, per la donna islamica l'uso del velo può risultare addirittura liberatorio, poiché alla donna islamica, prima che la "segregazione" del proprio corpo e spesso del volto, sono stati negati molti diritti e molte libertà: l'apparire in pubblico da sole é uno di questi. Ed ecco che, quello che per la cultura occidentale é una forma di segregazione, per la donna islamica diventa invece una forma di "liberazione":  "protetta" dal velo, la donna islamica può rivolgere pubblicamente la parola ad un uomo, stringere rapporti d'amicizia, lavorare, studiare ecc...  tutti diritti che le sono stati negati.
 E questo fa, la donna islamica. Utilizza il velo per appropriarsi  delle libertà negate, che sono tante.

Per la cultura occidentale tutto ciò appare inconcepibile, ma solo perché la donna europea ed occidentale ha già condotto le sue battaglie (anche se non le ha propriamente vinte) per l'emancipazione e l'uguaglianza.

Per la donna araba, anche per quella  che ogni giorno combatte per la propria emancipazione, il velo non rappresenta, dunque,  uno strumento  ideologico o un simbolo di sottomissione all'uomo, ma un rispetto della tradizione e perfino un mezzo di riscatto.
E'  quasi sempre una convinzione personale  e, in quanto tale,  ha il pieno diritto di scegliere se indossarlo oppure no... solo se le venisse imposto contro la propria volontà, sarebbe una costrizione condannabile.  Soltanto là dove questo accade... e accade, purtroppo... l'uso del velo é da considerarsi una pratica restrittiva.
Le vere restrizioni, però, sono altre: la negazione all'istruzione, al lavoro, ecc... perfino quella di guidare un'auto... Quando la donna islamica avrà conquistato i diritti che le vengono negati, forse la vedremo a capo scoperto... o forse, no!... No, se é una sua scelta.

MUTA'A... matrimonio a scadenza oppure... l'amante legalizzata?






E' noto quanto importante e talvolta perfino ossessivo sia il senso del pudore nel mondo islamico.
L'Islam, però, non é contrario al piacere del sesso. Arriva perfino ad esaltarlo: é un dono divino e come tale va coltivato e rispettato, afferma il Corano.   Significa  che va praticato, ma soltanto entro il "lecito consentito" e il  lecito consentito viene stabilito dalla shari'a, ossia dalla Legge Coranica.    E   la schari'a  stabilisce che  tale "lecito",  sono i  confini  del matrimonio. Al di fuori dell'istituzione del matrimonio, infatti,  quel "dono divino"  é il più esecrabile dei peccati: é adulterio.
Tutti virtuosi, dunque, gli uomini di fede islamica? Non proprio!
Come conservare la "virtù" ed assecondare i propri appetiti sessuali al di fuori del matrimonio legale?
Semplice: in passato lo si faceva attraverso l'istituto della poligamia, del concubinato, dell'harem (istituzioni pulsanti di vita davvero fino a pochissimo tempo fa)... e non ultima la "Muta'a sessuale", che letteralmente potremmo tradurre:  nozze di piacere a scadenza fissata.

Si tratta di un contratto matrimoniale "a tempo determinato" che vede come attori un uomo (quasi sempre sposato) ed una donna (assolutamente nubile)... e questo la dice lunga già da sè ed è   un contratto matrimoniale perfettamente  legale,   che prevede  perfino il versamento di una dote e il mantenimento di eventuali figli nati dall'unione.   Si  tratta, però, di una istituzione che mortifica la donna e soddisfa, invece, le voglie sessuali dell'uomo.

In realtà, la Muta'a é una forma legalizzata di adulterio (farsi l'amante, diremmo noi occidentali) che mette l'amante al riparo dalla fustigazione: questa é la punizione per una donna riconosciuta adultera, anche quando l'adultero é l'uomo. Ma é anche una forma nascosta e subdola, ma perfettamente legale,   di prostituzione, la quale altro non é  che  prestazione a pagamento della propria sessualità.
Qual é la posizione della donna in questo contesto?
E' considerata donna di serie B e non gode di alcuna delle tutele della donna regolarmente sposata.

La Muta'a, però, non gode del favore di tutta la gente di fede islamica: ha i suoi detrattori ed i suoi sostenitori. E  così, se la corrente islamica degli sciiti ne fanno largo ricorso, quella più puritana ed inflessibile dei Sunniti la osteggia apertamente ritenendola pratica immorale ed illecita..

Esiste, però, un altro tipo di Muta'a: quella che esclude il sesso.
Per gli occidentali si tratta di un'usanza non meno   incomprensibile   dell'altra, ma ad una approfondita riflessione si scopre che, in fondo, anche in Occidente é assai in uso.
Di che cosa si tratta?
Si tratta della figura dell'"accompagnatrice" ( e ricorda un po' anche la geisha giapponese).
Questo tipo di Muta'a permette all'uomo di frequentare una donna e godere semplicemente della sua compagnia, ma anche ad un fidanzato di conoscere (prima del matrimonio) la donna scelta per lui.
A patto, naturalmente, di tener il sesso  fuori del  "gioco".








mercoledì 24 dicembre 2014

DUNE ROSSE - Fiamme sul deserto



E' arrivato il secondo volume della saga  DUNE  ROSSE

 titolo:

DUNE ROSSE - Fiamme sul deserto

continuano le straordinarie, appassionanti storie d'amore di
- RASHID e  JASMINE
- HARITH e LETIZIA
- SIR RICHARD e  ZAIRA
- MARCO e ATENA

continuano le sorprendenti vicende di personaggi che per cornice dei loro sentimenti hanno scelto il posto più straordinario, inospitale ed affascinante del nostro pianeta.

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